Dopo la sentenza dell’ 8 novembre……

Comunicato della nostra Associazione

Alla luce della sentenza, di cui ancora non sono state rese note le motivazioni, che condanna Mussari, Vigni ed altri imputati a pesanti pene, in merito alla vicenda MPS-Antonveneta, notiamo che hanno esultato, anche sui social, molti soggetti e movimenti, mai impegnatisi in passato, dando l’impressione di attribuirsi inappropriati meriti per la ricerca della verità.
Facciamo presente che fino ad oggi, sulla vicenda MPS, non c’e stato purtroppo un interesse costante e costruttivo né da parte di singoli, né di gruppi, né di Istituzioni, né di Enti, nonostante le molteplici sollecitazioni da parte della nostra Associazione che, fin dalla sua costituzione, si è attivata in modo efficace e continuativo. Anche gli organi di informazione, per troppo tempo, si sono dimostrati acquiescenti. Alcuni movimenti e partiti politici hanno addirittura cavalcato la questione in campagna elettorale, con promesse di battaglie per fare luce su questo enorme scandalo finanziario, a cui non hanno fatto seguito comportamenti coerenti.
Ricordiamo a coloro che vogliano concretamente dimostrare il loro impegno, che possono sempre collaborare con noi, tenuto conto delle nostre ridotte forze e risorse, in vista degli altri procedimenti in corso.
Al momento, ringraziamo i 24 Senesi, i cui nomi saranno resi pubblici a breve, che hanno partecipato alla sottoscrizione da noi lanciata per sostenerci economicamente nelle onerose spese legali.
Richiamiamo di nuovo all’impegno e ad un’azione sinergica anche quelle Istituzioni ed Enti locali che sono stati finora silenti e defilati, che auspichiamo che finalmente si rendano disponibili e si attivino seriamente per l’accertamento di tutti i misteri conseguenti al disastro MPS-Antonveneta.

Da “Il Sole 24 ore” di Carlo Marroni

La storia del dissesto Mps non può essere scritta solo in Tribunale.
L’acquisizione di Antonveneta è costata il dissesto di un banca cinquecentenaria, forse arretrata sulle best practices di Wall Street (si è visto poi che danni hanno combinato), politicizzata da partiti e sindacati, ma anche presente in ogni angolo dei distretti del centro Italia, e che macinava utili.

Milano condanna (per ora). Un pezzo di storia del dissesto Monte Paschi che si aggiunge all’enorme libro di fatti e misfatti consumati in tempi non troppo lontani all’ombra di Rocca Salimbeni, in anni di prezzi folli e strapotere della politica locale ma anche di amabile compiacenza del potere nazionale, che a Siena guardava come mucca da mungere.
Una condanna tuttavia dice un pezzo di verità – certamente il più duro per chi la subisce – ma quella politico-economica non si esaurisce dentro un’aula giudiziaria, per quanto importante.
L’acquisizione di Antonveneta è costata il dissesto di una banca cinquecentenaria, forse arretrata sulle best practices di Wall Street (si è visto poi che danni hanno combinato), politicizzata da partiti e sindacati, ma anche presente in ogni angolo dei distretti del centro Italia, e che macinava utili.
L’operazione Antonveneta “spinta” dal potere nazionale
La crisi Mps, cavalcata dalla cattiva politica, è arrivata a far dipingere Siena come una congrega di fannulloni in attesa della mancia e di un posto di lavoro. Anche questi stupidi luoghi comuni, in parte condivisi nei vari palazzi del potere nazionale, hanno contribuito a creare un brodo di coltura che ha portato a scelte sciagurate.
È vero: la spinta verso l’Antonveneta, acquisizione-simbolo di una stagione votata alla “creazione del valore”, è del potente presidente che mette il cda davanti ad una scelta immediata, senza due diligence, come è stato riscostruito. Ma va anche detto che la pressione arriva da tutto il sistema che cerca sia il tassello finale al consolidamento sia alla sistemazione di una partita, quella di Padova, che aveva visto scalate e controscalate.