Riflessioni di alcuni Soci del Buongoverno

Rispettoso silenzio e memoria storica

Nell’ambito delle innumerevoli e spesso tardive prese di posizione e lezioni cattedratiche su Mps, non possiamo dare torto a chi evidenzia che, mentre ancora non è in corso la due diligence su BMPS, si rincorrano voci giornalistiche che ne anticipano i risultati, mentre tale vicenda richiederebbe massima cautela, anche per non creare turbative di mercato.
Stessa leggerezza emerge da certe affermazioni superficiali su una semestrale tutt’altro che tranquillizzante, benché edulcorata, dove comunque si dichiara che l’esposizione al rischio operativo si conferma palesemente alta e che, allo scadere delle misure di sostegno, è plausibile ipotizzare un incremento dei crediti deteriorati che si rifletterà sui bilanci delle banche l’anno prossimo.
Tuttavia, un problema ancora più evidente consiste nel fatto che, come diffuso dalla stampa e dal comunicato Mps, la “due diligence” venga svolta dal “possibile acquirente”, anziché da un soggetto terzo di sicura affidabilità. Da quando in qua il venditore fa “determinare” il prezzo dal chi compra? E per di più senza coinvolgere il CdA e l’Amministratore Delegato di BMPS?
Notiamo la stessa mancanza di confronto nei riguardi dei rappresentanti dei 21.000 lavoratori del gruppo MPS, nonostante siano coloro che subiranno gli effetti dell’operazione ancora non del tutto definita.
Come Associati del Buongoverno Mps torniamo a sottolineare che la situazione è oltremodo complessa per la sua gravità, dopo la gestione Mussari-Vigni, quella Profumo-Viola ed il ritardo complessivamente accumulato con quella Bariatti Morelli e quella attuale, che non hanno palesato la reale criticità dei bilanci.
Ribadiamo quindi quanto da noi fatto presente con lettera anche a Draghi, cioè la necessità di “affrontare questa grave questione con saggezza e coraggio, nel rispetto degli investitori ‘raggirati’, della Comunità nazionale locale, nell’ora di un ‘Whatever il takes'”.
Siamo ancora convinti che la soluzione razionale in questo momento, nell’attesa anche degli esiti dei procedimenti giudiziari in corso, sia di ottenere dall’Europa una proroga dei termini per la dismissione, affidando la gestione della Banca ad un CDA che smetta di esporre relazioni e bilanci strumentali, magari iniziando a sostituire alcuni dirigenti di vecchio corso, rinviando la definizione con UNICREDIT (forse l’unica percorribile nell’interesse nazionale e locale) al prossimo anno, una volta chiuso il Bilancio 2021.

Mps: nessuna iniziativa per l’aumento capitale

Pubblicato il 21 Agosto 2021
«Con riferimento a notizie di stampa che riferiscono di un potenziale aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena dell’importo di 3 miliardi, la banca, su richiesta della Consob, precisa che si tratta di indiscrezioni che non trovano alcun riscontro in iniziative attivate». Lo afferma Mps in una nota. La banca «segnala che stanno, invece, proseguendo le attività di due diligence da parte di UniCredit, in coerenza con il comunicato stampa da quest’ultima diffuso in data 29 luglio», conclude Mps.
ROMA (MF-DJ)–“Mentre é in corso la due diligence su Banca Mps, si rincorrono voci giornalistiche che ne anticipano i risultati. Una vicenda di questa entità e di questa delicatezza andrebbe gestita in modo più serio”. afferma il senatore Alberto Bagnai, che spiega che “in particolare, non é chiaro da dove emerga la cifra di tre miliardi ventilata per una ipotetica ricapitalizzazione dell’istituto, si suppone a spese dell’azionista e quindi sostanzialmente del contribuente.”

Audizione Ministro Franco…

Mps-Unicredit, l’audizione del ministro Franco: almeno 2500 esuberi, cessione non in discussione.

 

 “Nessuna svendita”. Il ministro dell’Economia Daniele Franco è stato ascoltato in audizione di fronte alle Commissioni riunite Finanze di Senato e Camera sui recenti sviluppi della vicenda riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena e ha fatto un chiaro quadro della situazione: “Se Mps proseguisse in autonomia ci sarebbero rischi considerevoli e seri problemi di competitività. La banca ha elaborato una propria strategia di sviluppo. Il nuovo piano predisposto tenendo conto degli impegni con la commissione Ue ha obiettivi non conformi a tali impegni. Per raggiungere un rapporto costo/ricavi al 61%, la banca ha stimato 2.500 esodi volontari. Nel caso probabile in cui l’interlocuzione con la Commissione Ue richiedesse di fissare un rapporto più ambizioso gli esuberi potrebbero essere considerevolmente più elevati”.
 Dopo la doccia gelata sui tagli dei lavoratori Franco ha chiarito ulteriori dettagli della trattativa con Unicredit: “Non si tratterà di una svendita di una proprietà statale. Mps è la banca più antica del mondo. La salvaguardia dell’occupazione e del marchio, oltre che del risparmio, sono le priorità del Governo. L’esito dello stress test conferma l’esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata e di un aumento ben superiore a quello previsto dal piano 2020-2025 da 2,5 miliardi di euro. Non vi sono al momento elementi che facciano intravedere rischi di smembramento della banca. E’ possibile che il ministero dell’Economia riceva azioni del gruppo Unicredit ma tale eventuale partecipazione non dovrebbe alterare gli equilibri di governance. Lo Stato – prosegue Franco – parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione. Non ci sono le condizioni per mettere in discussione la cessione di Mps, che è una iniziativa doverosa che fa seguito ad impegni assunti dai governi precedenti. L’operazione di aggregazione di Unicredit costituisce la soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese. Un’aggregazione – conclude in audizione il ministro – sarebbe motivata sotto un profilo industriale”.
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…sarebbe!  Ovvio, ma non è; il Ministro dimostra di non conoscere nemmeno che ci sono già 2’460 esodi (e non esuberi) già approvati nel piano industriale vigente… nel suo complesso il caso MPS è invece ben spiegato qui: