Riflessioni di alcuni Soci del Buongoverno

Rispettoso silenzio e memoria storica

Nell’ambito delle innumerevoli e spesso tardive prese di posizione e lezioni cattedratiche su Mps, non possiamo dare torto a chi evidenzia che, mentre ancora non è in corso la due diligence su BMPS, si rincorrano voci giornalistiche che ne anticipano i risultati, mentre tale vicenda richiederebbe massima cautela, anche per non creare turbative di mercato.
Stessa leggerezza emerge da certe affermazioni superficiali su una semestrale tutt’altro che tranquillizzante, benché edulcorata, dove comunque si dichiara che l’esposizione al rischio operativo si conferma palesemente alta e che, allo scadere delle misure di sostegno, è plausibile ipotizzare un incremento dei crediti deteriorati che si rifletterà sui bilanci delle banche l’anno prossimo.
Tuttavia, un problema ancora più evidente consiste nel fatto che, come diffuso dalla stampa e dal comunicato Mps, la “due diligence” venga svolta dal “possibile acquirente”, anziché da un soggetto terzo di sicura affidabilità. Da quando in qua il venditore fa “determinare” il prezzo dal chi compra? E per di più senza coinvolgere il CdA e l’Amministratore Delegato di BMPS?
Notiamo la stessa mancanza di confronto nei riguardi dei rappresentanti dei 21.000 lavoratori del gruppo MPS, nonostante siano coloro che subiranno gli effetti dell’operazione ancora non del tutto definita.
Come Associati del Buongoverno Mps torniamo a sottolineare che la situazione è oltremodo complessa per la sua gravità, dopo la gestione Mussari-Vigni, quella Profumo-Viola ed il ritardo complessivamente accumulato con quella Bariatti Morelli e quella attuale, che non hanno palesato la reale criticità dei bilanci.
Ribadiamo quindi quanto da noi fatto presente con lettera anche a Draghi, cioè la necessità di “affrontare questa grave questione con saggezza e coraggio, nel rispetto degli investitori ‘raggirati’, della Comunità nazionale locale, nell’ora di un ‘Whatever il takes'”.
Siamo ancora convinti che la soluzione razionale in questo momento, nell’attesa anche degli esiti dei procedimenti giudiziari in corso, sia di ottenere dall’Europa una proroga dei termini per la dismissione, affidando la gestione della Banca ad un CDA che smetta di esporre relazioni e bilanci strumentali, magari iniziando a sostituire alcuni dirigenti di vecchio corso, rinviando la definizione con UNICREDIT (forse l’unica percorribile nell’interesse nazionale e locale) al prossimo anno, una volta chiuso il Bilancio 2021.

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