IMPUTAZIONE COATTA PER EX VERTICI BMPS

Corriere della Sera

Derivati Mps, imputazione coatta per gli ex vertici Viola e Profumo
Lo ha deciso il gup di Milano per Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, i banchieri che nel 2012 presero le redini di Mps. La procura, che voleva l’archiviazione, dovrà chiedere il rinvio a giudizio per le operazioni Alexandria e Santorini. Profumo: «Certo della correttezza del mio operato»
di Fabrizio Massaro
Fabrizio Viola, a sinistra, e Alessandro Profumo nel 2013 quando erano ai vertici di Mps
Colpo di scena nella lunga storia di Mps: ad oltre un mese dall’udienza preliminare il gup di Milano ha disposto l’imputazione coatta per Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato di Mps, nell’ambito dell’indagine aperta a Milano per le presunte irregolarità nei bilanci da loro firmati, dal 2012 al 2015, per la contabilizzazione delle operazioni Alexandria e Santorini, poi rivelatesi essere contratti derivati tanto che la stessa Consob ne chiese la correzione per le relazioni contabili 2015. Si tratta delle stesse operazioni finanziarie oggetto del processo in corso sempre a Milano contro la gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, presidente e direttore generale dell’istituto senese dal 2006 al 2011-2012 e sostituiti appunto da Profumo e Viola. «Ho certezza della correttezza del mio operato e come sempre ho piena fiducia nella giustizia», è stata la reazione di Profumo.
I due banchieri hanno lasciato la banca senese in momenti successivi: Profumo nel 2015, per poi diventare presidente e socio di Equita Sim e adesso candidato del governo come nuovo amministratore delegato di Finmeccanica (l’assemblea è fissata a maggio). Viola invece, dopo aver lasciato Mps lo scorso settembre, è diventato a fine anno amministratore delegato di Popolare di Vicenza e capo del comitato esecutivo di Veneto Banca, le due banche in crisi che hanno chiesto — come Mps — la «ricapitalizzazione precauzionale», cioè l’aiuto di Stato per salvarsi.
I pm di Milano titolari dell’inchiesta, Mauro Clerici, Stefano Civardi e Giordano Baggio, avevano chiesto nel settembre 2016 l’archiviazione per Viola, Profumo e altri 8 indagati, e con la banca come responsabile amministrativo, ma il giudice Livio Antonello Cristofano, che si era riservato il 15 marzo scorso, ha disposto che i pm dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio per Profumo, Viola e un terzo indagato. Archiviate, invece, le posizioni degli altri indagati tra i quali lo stesso Mussari e l’avvocato Michele Crisostomo.
È una vittoria per i piccoli azionisti, rappresentati in particolare dall’avvocato senese Paolo Emilio Falaschi, del Codacons e del finanziere Giuseppe Bivona, che con i loro esposti avevano dato vita all’inchiesta e poi presentato opposizione all’archiviazione. Nel frattempo, era intervenuto anche il procuratore generale Felice Isnardi, che aveva disposto ulteriori accertamenti sulla posizione della banca anche con una perizia tecnica sui bilanci affidata ai professori Francesco Corielli e Roberto Tasca.
La perizia Tasca-Corielli dà fra le altre cose una lettura nuova dei fatti senesi: Mps non avrebbe potuto accedere ai Monti Bond nel 2012-2013 perché la sua crisi era legata non ai suoi investimenti in Btp (tantomeno se si fossero calcolati Alexandria e Santorini come derivati, quali in realtà erano) ma alle perdite su Antonveneta e sui crediti deteriorati ma la Ue accettò le attestazioni dell’Italia e disse sì ai Monti Bond. Per i periti le perdite avrebbero dovuto essere coperte con aiuti di Stato, compresa la nazionalizzazione totale o parziale; ma questo avrebbe potuto avvenire solo dopo l’azzeramento dei soci, in primis la Fondazione Mps.
«Con il tipo di informazioni che sono state messe a disposizione del gup si poteva andare quasi a sentenza su questa questione di Mps. Fa piacere che quantomeno abbia disposto il dibattimento», commenta Giuseppe Bivona, fondatore e socio di Bluebell Partners, che è parte offesa nel procedimento. «Come Bluebell Partners riteniamo un nostro successo avere fornito tutte le informazioni giuste nell’interesse del mercato perché il giudice prendesse la decisione corretta. Mi auguro adesso che il governo riveda la decisione di nominare il dottor Profumo amministratore delegato di Finmeccanica». Il Codacons esprime «immensa soddisfazione» per l’accoglimento delle sue richieste, e annuncia che chiederà la «lite temeraria» contro i due banchieri « per aver osato chiedere 30 milioni di euro di risarcimento al Codacons, colpevole a loro dire di averli diffamati quando l’associazione avanzò dubbi sulla correttezza del bilancio di Mps». Inoltre, sottolinea l’associazione, «in attesa della decisione definitiva della giustizia sulla sorte di Viola e Profumo, riteniamo infine necessario revocare qualsiasi incarico attualmente assegnato ai due soggetti all’interno di enti pubblici».
21 aprile 2017

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